Pianta erbacea perenne, rizomatosa, alta sino ad un massimo di 60 centimetri, diffusa in zone temperate e fredde, vegeta tipicamente negli alti pascoli della catena alpina ed appenninica. E’ chiamata anche “tabacco di montagna” e fino alla prima metà del secolo scorso gli abitanti delle montagne italiane raccoglievano l’arnica, la facevano seccare e la polverizzavano per poi usarla come tabacco da fiuto. Infatti il rizoma ed i fiori emanano un intenso profumo aromatico che provoca lo starnuto ed il nome deriva appunto dal greco “ptarmicos” che significa starnutatorio. La parte utilizzata in fitoterapia è il grande fiore di colore giallo oro, simile a margherita con petali dall’aspetto disordinato poiché sono disposti in tutte le direzioni.
La raccolta dei fiori avviene da giugno ad agosto, vanno fatti essiccare all’ombra e riposti in luogo fresco ed asciutto al riparo dalla luce. Si utilizzano in tintura o in oleolita. La tintura si ottiene versando mezzo litro di alcool ad almeno 70 gradi su cento grammi di fiori, il tutto in recipiente chiuso ermeticamente e lasciato riposare in infusione per due settimane. L’oleolita si ottiene lasciando riposare in ambiente caldo una miscela di olio d’oliva e fiori di arnica. L’arnica è una delle piante più note in erboristeria ed è un rimedio principe di assoluta validità per risolvere disturbi muscolari o articolari di natura reumatica o traumatica, per gli edemi da frattura o conseguenti a contusioni e per le lussazioni. Infatti le sostanze contenute nella pianta hanno la proprietà di bloccare le infiammazioni, aiutano il riassorbimento dei versamenti interni di sangue e calmano l’irritazione dei nervi. L’uso fitoterapico dell’arnica non può comunque prescindere da alcune controindicazioni : non deve mai essere utilizzata per uso interno, poiché la sua assunzione può provocare cefalea, dolori addominali, turbe vasomotorie e respiratorie, tachicardia; non deve essere usata in vicinanza degli occhi, della bocca e dei genitali; non deve essere usata su ferite aperte o quando la pelle è lacerata o con abrasioni, poiché si possono indurre dermatiti pruriginose. Ricordarsi inoltre che l’arnica è pianta protetta perché a rischio di estinzione e perciò ne è vietata la raccolta non autorizzata.
La raccolta dei fiori avviene da giugno ad agosto, vanno fatti essiccare all’ombra e riposti in luogo fresco ed asciutto al riparo dalla luce. Si utilizzano in tintura o in oleolita. La tintura si ottiene versando mezzo litro di alcool ad almeno 70 gradi su cento grammi di fiori, il tutto in recipiente chiuso ermeticamente e lasciato riposare in infusione per due settimane. L’oleolita si ottiene lasciando riposare in ambiente caldo una miscela di olio d’oliva e fiori di arnica. L’arnica è una delle piante più note in erboristeria ed è un rimedio principe di assoluta validità per risolvere disturbi muscolari o articolari di natura reumatica o traumatica, per gli edemi da frattura o conseguenti a contusioni e per le lussazioni. Infatti le sostanze contenute nella pianta hanno la proprietà di bloccare le infiammazioni, aiutano il riassorbimento dei versamenti interni di sangue e calmano l’irritazione dei nervi. L’uso fitoterapico dell’arnica non può comunque prescindere da alcune controindicazioni : non deve mai essere utilizzata per uso interno, poiché la sua assunzione può provocare cefalea, dolori addominali, turbe vasomotorie e respiratorie, tachicardia; non deve essere usata in vicinanza degli occhi, della bocca e dei genitali; non deve essere usata su ferite aperte o quando la pelle è lacerata o con abrasioni, poiché si possono indurre dermatiti pruriginose. Ricordarsi inoltre che l’arnica è pianta protetta perché a rischio di estinzione e perciò ne è vietata la raccolta non autorizzata.
Romano Ravaglia
L'assunzione di prodotti a base di piante officinali va fatta dietro consiglio e consultazione medica.
Nessun commento:
Posta un commento